sabato 29 novembre 2008

Malindi protegge i bambini

Copio e incollo dalla Rubrica Italians sul Corriere della Sera di Beppe Severgnini.


Una campagna per proteggere i bambini di Malindi

Gentile Severgnini,

ancora su Malindi: in occasione della Conferenza mondiale contro lo sfruttamento sessuale commerciale dei minori che si terrà a Rio da domani 25 novembre, a Malindi c'è una iniziativa che le segnalo: Nell'ambito del programma di cooperazione internazionale finanziato dal Ministero degli Affari Esteri con la partecipazione dell' Unicef, il CISP (Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli) e l'Associazione Turistica di Malindi e Watamu (Malindi & Watamu Tourism Welfare Group) annunciano il lancio, il prossimo 19 dicembre, in concomitanza con l'apertura della stagione turistica, della campagna di prevenzione e sensibilizzazione "Malindi Protegge i Bambini", contro ogni forma di sfruttamento sessuale e commerciale dei bambini e per la promozione di un turismo responsabile sulla costa del Kenya. Mi sembra significativo che anche il settore turistico e alberghiero si mobiliti su questo tema.

Maura Viezzoli, viezzoli@cisp-ngo.orgAnche a me.

La risposta di Severgnini è:
Bene: vuol dire che qualcosa si muove (era ora).

giovedì 20 novembre 2008

A Malindi il "fiore della solidarieta'" dello zecchino d'oro.


Anche quest'anno, come ogni anno, si terra' dal 25 al 29 novembre la famosa manifestazione canora per bambini "lo zecchino d'oro", e con essa, l'iniziativa "il fiore della solidarietà" che ogni anno si propone di raccogliere fondi per opere benefiche dedicate ai bambini dei paesi in difficoltà.

Quest'anno "il fiore della solidarietà" verrà dedicato ad un progetto per la realizzazione di una scuola per bambini sordomuti a Malindi.

Di più non e' dato sapere... almeno dagli articoli apparsi oggi sui giornali italiani.

Qui la notizia data dal Resto Del Carlino.

venerdì 14 novembre 2008

La vera storia degli italiani a Malindi

Ancora una volta Hans scrive un articolo sullo Standard, raccontandoci la storia recente del rapporto tra gli italiani e Malindi.

L'originale dell'articolo si trova qui, mentre il precedente articolo sulle ville di Malindi e' stato pubblicato il 6 novembre.


Qui sopra una mia foto: minareti e antenne

Gli italiani dovrebbero essere ringraziati per aver riportato Malindi alla moda.


di Hans

Malindi ha tutto - supermercati con gastronomia, notevoli bar, ristoranti per buongustai, caffè sui marciapiedi con il miglior cappuccino del Kenya, una vita notturna eccitante, qualche buotique e hotel e, naturalmente, i progettisti di ville. Praticamente tutte queste strutture sono di proprietà degli italiani.

Il ruolo europeo

Sfortunatamente i media hanno creato una cattiva reputazione di queste imprese collegando queste imprese alla mafia e simili attività criminali come il riciclaggio di soldi sporchi e il traffico di droga.

Pero' non raccontano mai di come la comunità italiana abbia contribuito alla fama di Malindi.

Negli anni 80 hotel come l"eden Roc, Il Blue Marlin e il Lawford erano sull'orlo del collasso dopo che il numero di turisti tedeschi svizzeri e inglesi calo' improvvisamente. All'epoca i beach boys e i mendicanti parlavano un tedesco fluente.

Alcuni avevano addirittura acquisito un accento svizzero dopo essere stati invitati nel paese alpino. In parole povere il business andava a gonfie vele.

Poi la fama di Diani ha cominciato a crescere progressivamente, offrendo migliori strutture alberghiere ad un prezzo più basso. I turisti accorsero in massa verso i lidi più a sud e i tour operator tedeschi cominciarono ad investire in hotel e strutture ricreative in quei luoghi.

In breve tempo la luccicante Malindi torno' ed essere ciò' che era prima - un dormiente villaggio di pescatori - fino a quando gli italiani la "riscoprirono". I prezzi delle proprietà immobiliari erano incredibilmente bassi rispetto a quelli del loro paese natale - per lo stesso prezzo avrebbero potuto difficilmente comprarsi un garage in Italia. Inoltre, era molto prestigioso possedere una casa o una villa in Africa. Gli italiani afferrarono al volo la possibilità di comprare terre dai colonizzatori inglesi in pensione che ritornavano in Inghilterra o si trasferivano all'interno alla ricerca di un clima più fresco.

Il boom costruttivo

E' stato anche d'aiuto il fatto che il Kenya era già conosciuto internazionalmente a causa dei migliaia di prigionieri di guerra che furono internati nel paese durante la seconda guerra mondiale. Molti di loro decisero di rimanere. Parti' un boom costruttivo ed in men che non si dica, intermediari, beach boys, trafficoni e commercianti potevano parlare un italiano perfetto e si proponevano in aiuto per i documenti ufficiali.

Quello che gli inglesi non capirono era che le loro vecchie case non valevano nulla. Erano i terreni, in particolare quelli fronte mare, e i mobili antichi ad avere un mercato. Gli affari andarono molto bene ad alcuni uomini d'affari italiani che comprarono un minimo di cinque acri grazie alle regole coloniali ed alle leggi che regolavano il mercato dei terreni fronte mare. I nuovi proprietari italiani in seguito suddivisero le proprieta' le svilupparono e le vendettero ai loro amici in Italia, ricavandoci un profitto. I nuovi contentissimi proprietari arrivavano nel paese e trovavano le loro ville gia' belle e pronte per essere abitate.

lunedì 10 novembre 2008

Ciao Mama Africa


E' morta a Castel Volturno, dopo essersi sentita male durante un concerto tenuto per lo scrittore Roberto Saviano, la cantante sudafricana Miriam Makeba, forse una delle voci africane più rappresentative, interprete di alcune famosissime canzoni africane come pata pata e Malaika.

domenica 9 novembre 2008

Polo universitario di Bracciano, sede distaccata di Malindi


Oggi ho scoperto che l'università di Bracciano ha una sede distaccata a Malindi!

Se non l'avessi letto con i miei occhi penserei ad uno scherzo.. e comunque era una bella idea per il prossimo pesce d'aprile.. peccato bruciarla in questo modo... ammetto che quello dell'anno scorso era un po' deboluccio.

giovedì 6 novembre 2008

E' morto il Re! W il Re!

Considerazioni di un pensionato in Kenya

Di
ing. Luigi Biscardi

Sono in Kenya. Qui oggi è stata festa nazionale indetta solo ieri dal presidente del Kenya per solennizzare la elezione di Obama a Presidente degli Stati Uniti D'America.

Barak Obama è un americano nato in America ed allevato da una mamma bianca che forse il Kenya non l'ha mai conosciuto.

Il papà di Obama era un Keniota, emigrato negli Stati Uniti e sposato ad una donna bianca che in seguito alle più classiche tradizioni keniote, ha presto abbandonato la moglie lasciando a lei la cura dell'educazione del figlio nato dalla loro unione.

Obama sembra orgoglioso delle sue origini keniote. Nero, ma solo quanto basta, è riuscito a sfruttare brillantemente ogni opportunità che la vita gli ha offerto per arrivare ad essere, ancora in giovane età, l'uomo indiscutibilmente più potente del mondo.

Ieri notte anche io, insieme forse a qualche altro miliardo di individui, ho passato parte della notte attaccato alla televisione per seguire sulla CNN le notizie sull'evolversi dei risultati elettorali che, lentamente ma inesorabilmente, hanno sancito la vittoria di Barak Obama sul coriaceo e correttissimo avversario Mc Cain.

La visione delle esplosioni di gioia e di speranza che si susseguivano sul video provenienti prima dalle piazze di ogni angolo degli Stati Uniti e poi da ogni parte del mondo, mi ha coinvolto e vi confesso che ho pianto anche io, nonostante fino ad ieri ero stato assolutamente neutrale.

In effetti sino ad ora non riuscivo a decidere chi dei due candidati nella kermesse americana potesse essere meglio per l'America e per il mondo intero.

Superato il momento emozionale di maggiore coinvolgimento, ho cercato di darmi e dare una ragione a quello che stava avvenendo intorno a me e nel mondo.

Premetto che il mio pensiero è subito andato a momenti analoghi vissuti poco meno di cinquant'anni fa per la elezione di un altro presidente democratico americano, ancora più giovane di Barak Obama, che allora fece sognare il mondo intero, ed in particolare la gioventù di allora, di cui facevo parte anch'io.

Anche allora, come ora, il mondo sentiva la necessità di modificare meccanismi culturali, politici ed economici che apparivano non più adeguati ad un mondo che si evolveva più rapidamente delle strutture e degli apparati che lo governavano.

La storia la conosciamo. Il povero John Kennedy fu ucciso solo tre anni dopo e la gioventù di allora, dopo anni di incertezze e sbandamenti, confluì nella rivoluzione culturale del '68, che affascinò il mondo intero influenzando in modo profondo la vita nei decenni successivi, con risultati aimè non sempre all'altezza delle aspettative.

Questa volta le condizioni generali sono profondamente diverse e istintivamente mi viene da pensare che i cambiamenti di cui il mondo ha necessità di effettuare presto e bene, possono essere meglio gestiti da questo giovane e bel presidente americano, che a dispetto di quello che continuamente professa è più cittadino del mondo che cittadino americano.

Nell'ultimo mezzo secolo del millennio appena trascorso, abbiamo conosciuto un mondo diviso in tre parti.

Al primo mondo appartenevano tutti gli stati evoluti e ricchi che con la leadership degli Stati Uniti ritenevano di poter gestire la cultura e la ricchezza del pianeta con i meccanismi del libero mercato.

Al secondo mondo appartenevano tutti gli stati, evoluti ma non ricchi, che cercavano sostanzialmente di contendere al primo mondo la gestione delle ricchezze del pianeta, con meccanismi di economia di Stato che sulla carta apparivano perfetti, ma che nella realtà non hanno funzionato.

Vi era poi il terzo mondo, che nella realtà rappresentava la maggioranza degli uomini sulla Terra, che non avevano possibilità di accedere alla gestione della ricchezza ed erano destinati ad una sopravvivenza grama e senza alcuna possibilità di riscatto.

All'interno del terzo mondo erano di fatto confinati stati popolosissimi come l'India e la Cina, eredi di culture millenarie e gestori, qualche secolo fa, della maggior parte delle ricchezze del mondo.

Il risultato di questa organizzazione mondiale era racchiuso in un semplice, elementare e terrificante dato: il 20% dei cittadini della Terra detenevano l'80% delle ricchezze mondiali.

Il secondo mondo è imploso ed è scomparso, per fortuna senza scatenare quella spaventosa terza guerra mondiale, che qualche decennio fa veniva considerata ineluttabile.

Una parte del secondo mondo è rapidamente riuscita ad agganciarsi al primo mondo acquisendo rapidamente le regole del più sfrenato libero mercato e producendo una classe di nuovi smisurati ricchi.

I più del secondo mondo, sono scivolati inesorabilmente nella massa variopinta e smisurata dei poveri del terzo mondo.

Forse la chiave di lettura di tanto entusiasmo e di così profonde emozioni è proprio qui.

Non ci resta che augurarci che con un giovane leader africano al vertice del più ricco e potente stato del mondo, sia più facile ricercare e trovare nuovi meccanismi per la gestione dei beni del mondo che abbandonino la vecchia e superata logica delle economie di Stato e consentano ai cittadini di poter accedere ai beni culturali e materiali del mondo solo per le proprie capacità, o anche per fortuna, e non perché cittadini di questo o quell'altro stato.

Forse è un'utopia.

Speriamo di no.

Come le ville di Malindi possono beneficiare la popolazione locale.

Traduco integralmente questo interessantissimo articolo apparso ieri su The standard

Come le ville di Malindi possono beneficiare la popolazione locale.


Di Hans

Un po' di tempo fa una società di produzione cinematografica di Nairobi, mi ha contattato perché trovassi una sistemazione per una piccola troupe americana proveniente da Holliwood, Los Angeles. La troupe sta filmando da aprile di quest'anno una serie TV di venti episodi chiamata ANIMAL PLANET, in giro per il mondo.

Una sistemazione in Hotel non era adatta poiché avevano necessità di lavorare per di più di notte. Così ho trovato una villa con otto stanze in una tranquilla area residenziale. I pasti erano serviti alle ore più strane. Per esempio uno spuntino poteva essere richiesta tra le tre e le quattro del mattino, nel bel mezzo della notte. Le cene erano per lo più consumate sul posto delle riprese.

Le ville sono uno dei principali "datori di lavoro". Considerate questo: ogni villa da lavoro ad un house boy, un cuoco, un giardiniere, un addetto alla piscina e una guardia. Cioè una media di cinque persone locali impiegate per tutto l'anno, poiché una villa non può essere lasciata incustodita quando i proprietari sono assenti.

Assunti nelle ville

La settimana scorsa ho notato che relazioni ufficiose stimano il numero delle ville a Malindi in circa 3.000. Se moltiplichiamo questo numero per la media di 5 persone dello staff per villa, significa che almeno 15.000 persone locali sono impiegate e che perciò possono prendersi cura delle loro famiglie.

Denaro contante

D'altra parte gli occupanti delle ville sono tutto tranne che non grandi spendaccioni. Spendono per i generi alimentari, bar e locali notturni. E questo significa che portano più denaro contante alla popolazione locale in affari rispetto ai turisti che rimangono all'interno degli hotel all-inclusive che tendono a spendere pochi soldi all'esterno.

Ho personalmente visitato un buon numero di queste lussuose ville e sono rimasto sbalordito dalle splendide decorazioni e mobilio. I proprietari spendono certamente delle fortune. Molta parte dei materiali grezzi è comprato o fatto a mano a Malindi. I negozianti, perciò, fanno buoni affari e l'industria del legname è florida così come gli artisti locali.

Malindi è un posto molto favorevole per spendere milioni in una villa per il bel mondo italiano. Gli italiani trovano alla moda possedere case in altri paesi. A parte avere proprietà in Kenya non è raro per loro avere proprietà in St. Moriz, in Svizzera dove sciano durante l'inverno e mantengono una casa vacanza in zone rurali dell'Italia dove si godono l'estate con amici e parenti. Le ville private a Malindi sono normalmente occupate ad agosto, dicembre e gennaio.

Se questi ricchi investitori non si sentono bene accolti a Malindi a causa delle tasse o delle persecuzioni, si sposteranno senza dubbio in altri posti dell'Africa come Zanzibar, Namibia, Città del capo e ultimamente Marrakech in Marocco, dove un tappeto rosso viene sempre prontamente svolto per loro.

Sfortunatamente questo trend negativo è già cominciato, e spiega perchè centinaia di ville sono in vendita. Se vogliamo mantenere ed attrarre investitori sulla costa, le autorità pertinenti devono agire adeguatamente in sintonia.

THE OBAMA EXAGGERATION

Questa mattina ho comprato il giornale: "The standard" giornale di governo (in Kenya attualmente non c'e' opposizione).

Il titolone in copertina naturalmente e' dedicato al neo eletto futuro 44mo presidente degli Stati Uniti: "THE OBAMA SENSATION", c'e' la sua caricatura sorridente in alto a destra, una sua foto grande mentre abbraccia la bella moglie e varie foto di gente che piange dalla contentezza o che sembra voler esplodere dalla gioia. All'interno le prime 24 pagine di notizie sono dedicate alla storica vittoria del primo candidato afro-americano alle presidenziali degli Stati Uniti.

A pagina 5 una foto a tutta pagina di Barack sponsorizzata da ORANGE e TELKOM KENYA dice "hongera Rais Barack Obama".

A pagina 13 "APA insurance" ha avuto la stessa idea e ad insaputa del futuro uomo piu' potente d'America lo ha
assunto come testimonial con un'altra bellissima foto a tutta pagina.

A pagina 22 la Keniatta university si fa pubblicita' pubblicando una foto di Barack che saluta.

Pag 35: anche la piu' grande catena di supermercati del paese: NAKUMAT pubblica una bella foto di Obama che saluta.

Immagino cosa stara' andando in onda in questo momento sui canali kenioti, ma non ho voglia di andare a vedere.

Buon Obama day a tutti!

mercoledì 5 novembre 2008

Obama Day


Grandi festeggiamenti per tutta la notte in Kenya per la vittoria del primo uomo di colore (e per giunta keniota) alle elezioni presidenziali americane.

Il giorno della vittoria di Baracchino, il presidente Kibaki preso dal delirio collettivo, decide che come in America anche in Kenya, "patria" del nuovo presidente americano, ogni cosa è possibile e indìce subito per domani una festa nazionale: è Obama day!