domenica 25 gennaio 2009

Il diario di Ferro


Sette giorni in Kenya (4)


19.01.09. Emergenza carestia."saidia maskini" Il presidente Kibaki scende in campo alla grande "promettendo" lo stanziamento di 37 miliardi di Shs (euro 370 milioni) per salvare le vittime della carestia e domanda aiuti all'estero del valore d'altri Shs 32 miliardi (euro 32 milioni) Il totale di 69 miliardi dovrebbe essere sufficiente per acquistare 23 milioni di sacchi di granoturco da 90 kg ciascuno. Parte dell'origine della carestia risiede nel fatto che nella Rift Valley, il granaio del Kenya, i coltivatori si rifiutano di consegnare centinaia di migliaia di sacchi al deposito statale, che paga solo Shs 1750 il sacco, mentre il governo ne spende 3000 per importarlo. Nessuno sa spiegare la situazione. Forse si tratta semplicemente di "contabilità" di stato o d'interessi privati ( leggi corruzione) Risulterebbe che migliaia di sacchi di mais furono assegnati, dall'ammasso statale, a dei "mugnai" dal colore politico giusto, che il mulino lo avevano solo sulla carta. Questi prontamente li vendevano a Sudan intascando enorme profitto.

20.01.09.Obamania. Gran festa al villaggio di Kogelo per il giuramento del presidente USA Obama. Non tutti sono d’accordo per quello che il governo ha speso per mandare una delegazione, non invitata, ad attendere la cerimonia in America che comprendeva il ministro degli esteri e altri otto tra ministri e parlamentari. I delegati partecipavano ad una festa privata o"party" in un hotel e osservervavano il giuramento di Obama sulla televisione. Gia che erano da quelle parti alcuni "delegati" visitavano Los Angeles e San Francisco, con una capatina a Cuba per promuovere il turismo in Kenya. Il costo della delegazione non è stato comunicato al pubblico.

21.01.09. Il marchio Kenya. «Siamo una "superpotenza" ora che il nostro fratello si è insediato nell'ufficio piú potente del mondo» Cosí il commento del ministro degli esteri Wetanghula. Molti celebrano a ragione. Fino ad ora quasi tutti gli americani si domandavano se il Kenya fosse in Nigeria o in Sud Africa. Il primo marchio era quello degli animali selvaggi, cacciati dall'americano Hemingway e altri. Poi arrivavano i Mau Mau, seguiti dai valorosi atleti di fama mondiale del dott. Rosa. Di pari reputazione sono i Maasai, cacciatori di leoni nella brughiera e quelli "commerciali" di Malindi e dintorni, cacciatori d'euro e donne bianche. Altri marchi importanti sono la corruzione all'ingrosso tra i leaders nazionali e le ricorrenti carestie come quella appena annunciata dal presidente Kibaki.

22.01.09.Bacetti vietati. La polizia all'aeroporto di Mombasa ha detenuto una ragazza locale, ritenuta d'essere minorenne, per aver baciato e abbracciato un turista italiano in partenza. La donna che accompagnava la ragazza, pure arrestata, insisteva che si trattava semplicemente di un addio amichevole e non prova di "relazione sessuale con minorenne" come la polizia sosteneva. Interveniva l'OCPD (officiale comandante il dipartimento) che prometteva di investigare la faccenda per stabilire se i bacetti e abbracci erano semplicemente un "addio all'italiana" o prova di relazione illecita. L'italiano partiva indisturbato.

23.01.09. I "guardoni" di Obama. Questa è la figura che hanno fatto i membri della "delegazione" keniana (non invitati) al giuramento del presidente USA. Una trentina di "cugini,fratelli e sorelle" del presidente eletto, vanamente facevano vedere alle guardie i passaporti con il nome "Obama". Non erano fatti entrare nell'area degli invitati nonostante facessero notare la misura delle orecchie caratteristica del clan di famiglia. I tradizionali regali della tribú dei Luo come lo scudo dei guerrieri, lo sgabello a tre gambe e lo scaccia mosche erano confiscati all'aeroporto.

Commenta un lettore del "Nation" << La "delegazione" d'otto tra ministri e parlamentari facevano la figura di quei tifosi che si arrampicano su piante e balconcini per vedere la partita gratis >>

24.01.09.Educazione in crisi. Tra le tante che incombono sul governo come la carestia, gli scandali del petrolio e altre, non poteva mancare anche quella della scuola, finora il "mostro sacro" della nazione. Gli insegnanti delle scuole medie sono in sciopero da una settimane durante la quale sono stati malmenati per le strade, gasati con i lacrimogeni e arrestati. Ora il governo fa vedere il pugno di ferro dopo che il tribunale industriale ha dichiarato lo sciopero illegale. Se non ritornano al lavoro il governo puó licenziarli, non pagare i salari e sfrattarli dalle abitazioni. Ne sono coinvolti circa 200.000 mila che ora usano la tattica di presentarsi nelle aule rifiutandosi di insegnare.

25.01.09. L'articolo della settimana. Pubblicato sul "Nation" di ieri dal giornalista Gitau dal titolo<< Chi muore di fame è vittima d'omicidio >> e poi continua :<< perché la gente deve morire di fame quando il mais è venduto all'estero ? La carestia del momento é la diretta conseguenza della voracità e corruzione da parte di chi è al governo. Non appena il presidente dichiarava lo stato d'emergenza nazionale e domandava Sh 37 miliardi di aiuti all'estero(euro 370 milioni) partiva per gli USA una delegazione (non invitata) di ministri e parlamentari per assistere al giuramento di Obama, a spese di chi paga le tasse che loro non pagano >> Il giornalista Gitau è fortunato che il vecchio despota arap Moi non è piú al potere. (ndr)

ADDENDUM. Tanzania. Un condannato all'ergastolo, in un'ultra affollata prigione, è stato il primo detenuto nel paese ad essersi laureato in giurisprudenza. Essendo impossibilitato a recarsi alla cerimonia di graduazione, la laurea gli era consegnata in prigione dal vice cancelliere dell'Università, vestendo la casacca e il cappello nero cerimoniale. L'ergastolano, padre di due figlie presenti cosi commentava:<< ho scelto la giurisprudenza per poter assistere i miei compagni di prigione la maggioranza dei quali sono stati "incastrati" durante il processo, perché non avevano mezzi per pagare un avvocato o per corrompere il magistrato, come è sovente di regola >>


A cura di “geoferro”

Quei journalists così monotoni... che palle!


E finalmente è arrivato!

Se ne sentiva proprio il bisogno del libro di Severgnini... il sunto di quasi dieci anni di luoghi comuni sugli italiani all'estero, con un titolo veramente originale: il giro del mondo in 80 pizze.

Il titolo è originale(!)... probabilmente lo saranno anche gli italiani raccontati nel libro, come dice il giornale di Brescia, ma certe maldicenze sono davvero lunghe a morire.

E così ecco che anche il giornale della città che fornisce il maggior numero di residenti e imprenditori che hanno fatto tantissimo per il prestigio di questa cittadina, probabilmente citando il libro scrive: Il giro tra gli italians all over the world continua vorticoso con una lunga sosta "olimpica" in Cina, poi ce ne sono altre in India, a Santo Domingo o Malindi dove, purtroppo, la presenza italiana comprende "i più ostinati rapaci sessuali del mondo".

"Che palle" l'ho già detto nel titolo... vabbè mica si può essere sempre originali!

Ecco il link...

mercoledì 21 gennaio 2009

domenica 18 gennaio 2009

Il diario di Ferro


SETTE GIORNI IN KENYA (3)

12.01.09.Ndugu Zangu (mio fratello) Le televisioni locali fanno oggi vedere il ritorno dall'Italia di 13 bambini, di famiglie povere e sofferenti di condizioni cardiache, che sono stati operati con successo in Italia, il tutto organizzato e finanziato dall'organizzazione italiana Ndugu Zangu, fondata e diretta dal sig. Luigi Panzeri stabilita qualche anno fa in Laikipia, vicino a Nanyuki. Finora poco si sa di quest'opera assistenziale (troppo lontana da Malindi ?) A chi interessa il portale www.google.com la descrive compiutamente.

13.01.09. Detenuti, educazione e giustizia. Il piú anziano candidato agli esami finali delle scuole elementari è un detenuto di 84 anni che sconta, nel carcere di Naivasha, la pena di 26 anni per violenza sessuale insieme al piú giovane detenuto di 18 anni per il medesimo crimine. Centinaia d'altri detenuti in altre prigioni siedono agli esami. # Continuano a venire alla luce diecine di casi di detenuti in custodia cautelare da oltre 10 anni, in attesa di giudizio o di appello contro la sentenza. Questi detenuti non sono in grado di assumere un avvocato che presenti il caso in tribunale. In molte istanze le pratiche o documentazioni originali non sono reperibili dagli archivi giudiziari.

14.01.09. Tiro al bersaglio. Da alcuni giorni Nairobi è di nuovo scena da "far west" Oggi 100 poliziotti, per tre ore, assediavano la sede della Standard Bank in pieno centro senza trovare i banditi che vi erano entrati travestiti da operai della manutenzione. Non sapendo cosa fare arrestavano la guardia privata accusandola di aver facilitato l'entrata e la fuga dei ladri. Furono trovati due sacchi pieni di banconote abbandonati dai ladri. Altrove a Kangundu, sempre in una banca, ne uccidevano sette, a Thika altri due in un sequestro di macchina, e altri tre sospettati di preparare l'assalto ad un'altra banca. La giornata finiva con 12 marcature a 0 in favore della polizia.

15.01.09. Lo scandalo dell'anno.(classifica provvisoria) Puntuale come il levar del sole è scoppiato lo scandalo della KPC ( l'oleodotto statale) Sembrano siano spariti litri 126.5 milioni di carburanti per un valore di Kshs, 7.6 miliardi(euro 760 milioni) Come in tutti i grandi scandali precedenti che coinvolgevano Kamlesh. Pattni, Somaia e altri è stata lanciata l'operazione "cherches l'indiene" nella persona di Yagnesh Devani al momento in India. Questo signore non è tra gli ultimi arrivati. I giornali lo fanno vedere mentre celebra il lancio della sua ditta Triton, ora fallita, bevendo campagne in compagnia del Vice Presidente, il primo ministro Odinga e il suo vice Kenyatta. Gli altri scandali in lizza per il "titolo" sono Shs 3 miliardi "persi" dall'Istituto della Sicurezza Sociale, 2.9 miliardi per la svendita del Grand Regency Hotel, 825 milioni, per l'importazione del mais, 43 milioni nell'ambiente turistico. Intervistato Yagnesh Devani assicura di non essere "fuggito" ma semplicemente recatosi in India per affari.

16.01.09."Nairobbery" Sovente in televisione e sui giornali si vedono scene di pedoni sdraiati sui marciapiedi durante gli scambi di fucilate tra guardie e ladri nel centro di Nairobi. Un residente consiglia ai pedoni, che vestono abiti costosi, di portarsi dietro, in borsa o in un sacchetto di plastica, un lesos o una coperta sulla quale possono stendersi comodamente durante le sparatorie, senza rovinarsi gli eleganti vestiti. Un altro commenta che il gran numero d'atleti, che il Kenya produce ogni anno, è dovuto al fatto che fin da bambini sono costretti a correre per sfuggire dalle nuvole dei gas lacrimogeni che la polizia dispensa entusiasticamente alla minima occasione.

17.01.09. Padre Giuseppe Bertaina. Di 82 anni, missionario della Consolata barbaramente ucciso ieri nel suo ufficio a Langata, alle 11 am, in un tentativo di rapina condotta da una banda di tre uomini e una donna. P. Bertaina era in Kenya da oltre 40 anni e aveva fondato e amministrava "The Consolata Institute of Philosophy" nei locali del seminario di Langata. Non maneggiava contanti eccetto qualche spicciolo che teneva in una cassetta nella scrivania. I guardiani arrestavano la donna ma gli altri membri della banda riuscivano a fuggire. Le prime indagini dicono che P. Bertaina fu strangolato forse nel tentativo di resistere.

18.01.09.Affari del cuore. # Una ragazza indiana di 21 anni si è chiusa nella toeletta dell'ufficio registrazione matrimoni per scappare dallo sposalizio forzato con un uomo, appena arrivato dall'Inghilterra scelto dalla famiglia per sposarla. È stata salvata da un amico che si è offerto di proteggerla finché la sua decisione di rifiutare il matrimonio forzato non verrá rispettata. # Una donna bianca e un ragazzo africano, in viaggio per Nairobi su un mezzo pubblico, sono stati buttati fuori dal bus dai passeggeri inorriditi dalle indecenti effusioni amorose dei due, tipo "baci alla francese" e altro dopo che avevano ignorato le proteste dei viaggiatori ai quali il ragazzo rispondeva "fatevi i ….. vostri"

Addendum. "Caveat Emptor" Come si sa in Kenya qualunque cosa in vendita porta tre prezzi: uno per il muzungu (il bianco) uno per il muhindi (l'indiano) e uno per il mwananchi (il locale) Dopo 25 anni di servizio il rasoio elettrico Phillips-Shave finalmente spirava. Da queste parti non se ne trovava un altro. I ragazzi di strada n'offrivano uno simile a tre testine con batteria ricaricabile al prezzo, per il muzungu, di "soli" Sh 2.000 (20 euro) di marca Toshiko TK 356 De Luxe d'origine sconosciuta. Nel negozio di un somalo il prezzo scendeva a Sh 1.500 (15 euro).Qualcuno mi consigliava di andare nella duka dell'indiano "David" un cristiano di Calcutta, devotissimo di santa Maria Teresa delle sue parti. Qui il prezzo scendeva a 440 Sh (4.40 euro) Dopo i soliti negoziati lo si comprava a Sh 400. In uso venivano fuori due "piccoli" difetti: La batteria non teneva la carica e le testine rotanti non tagliavano la barba! "Uomo avvisato…"

A cura di "geoferro"

giovedì 15 gennaio 2009

Sdebitarsi

Ogni tanto e' importante che su un giornale locale venga sottolineato il fatto che il governo italiano nel 2006 ha convertito il credito di 44 milioni di euro che aveva verso la repubblica presidenziale, in progetti di varia natura da realizzare per favorire lo sviluppo economico della "piu' importante economia dell'est Africa".

L'articolo in questione e' apparso on line sullo standard di oggi.

martedì 13 gennaio 2009

Il diario di Ferro


Sette giorni in Kenya (2)
05.01.09. La legge strozza stampa.
Il "Nation" di oggi pubblica cinque pagine di proteste contro l'approvazione presidenziale alla legge che imbavaglia i media. Si prospetta un allargamento delle differenze politiche dell'accordo di governo tra il presidente Kibaki e il primo ministro Odinga. Si specula che il presidente Kibaki abbia voluto vendicarsi della larga copertura, in diretta, che i media hanno dato ai tafferugli durante la cerimonia del 12 dicembre scorso quando il suo discorso fu bloccato dalle proteste del pubblico.

06.01.09.Calamità a Malindi. Si apprende dalle notizie che ieri notte quattro strutture turistiche, di proprietà italiana, sono state distrutte dal fuoco con circa 60 turisti italiani messi in salvo. Ancora una volta vengono alla luce i pericoli di investire in luoghi dove le infrastrutture sono carenti. Secondo la stampa i vigili del fuoco arrivavano dopo circa un'ora, con le taniche delle autopompe vuote e dopo aver osservato i roghi se n'andavano dopo cinque minuti.
07.01.09."Aide memoire" per Briatore.Si nota che, in diversi distretti del paese, è scoppiata la "peste des petits ruminants" anche conosciuta come "la piaga delle capre" che ha giá causato la morte di oltre 100 animali e si sta spargendo velocemente. Il dipartimento veterinario dovrebbe dare inizio alla vaccinazione in massa degli animali ma sono in ritardo e a corto dei vaccini. Allo scopo qualsiasi assistenza "italiana"sarebbe altamente apprezzata.
08.01.09. Macchina indietro. Dopo appena pochi giorni dal beneplacito presidenziale alla legge che mira ad imbavagliare la libertá di stampa, il presidente ha messo in moto una proposta che mira ad emendare gli articoli piú offensivi della legge che, negli ultimi giorni, aveva scatenato una valanga di proteste a tutti i livelli della collettività sociale. Kibaki, un veterano della politca ed economista di grido, educato e battezzato dai missionari della Consolata di Torino, è fondamentalmente una persona perbene ma politicamente assediato da un branco di cosiddetti "lupi grigi" del monte Kenya, che mal celatamente accettano il governo di coalizione con il partito ODM guidato da lagunare Raila Odinga, che aveva apertamente criticato la legge.
09.01.09 Rimembranza. Durante la recente funzione nel villaggio di Kiambaa (Eldoret) in memoria delle trenta persone bruciate l'anno scorso in una chiesetta di legno, dai Kalenjin Warriors, che impedivano alla gente di scappare con dei materassi intrisi di benzina e accesi sulle finestre e porte, in seguito alla funzione, ma in privato con i giornalisti, la parlamentare della zona signora Peris Simam diceva di non essere convinta che il fuoco fosse stato acceso dai suoi supporters, invece diceva che si sarebbe trattato di "una fuga di gas".
10.01.09.Italnews. # Continua il processo in corte per l'uccisione di Mons. Luigi Locati sin dal 2005. Ci sono sei accusati tra i quali un sacerdote indigeno della diocesi di Isiolo dove Mons. Locati serviva. Gli imputati sono in custodia cautelare da oltre tre anni e accusano la polizia di torture per estrarre la confessione. # Un somalo é stato arrestato in Kenya e portato in tribunale accusato di aver partecipato al sequestro di due suore italiane, Teresa Oliviero e Caterina Giraudo a Elwak delle quali non si sono avute piú notizie. Il governo italiano rinuncia all'uso della forza per liberare le religiose. # Il governo italiano ha stanziato scellini 248 milioni (euro 2.48 milioni) per la ristrutturazione d'otto scuole tecniche rurali nei distretti di Nairobi, Nyandarua, Tharaka, Suba, Kilifi e West Pokot.
11.01.09. Le "feste" sono finite. È un annuncio ufficiale. Il presidente ha dichiarato la carenza del cibo uno stato di emergenza nazionale. Circa 10 milioni di keniani sono a rischio di fame dovuto agli strascichi dei disordini dell'anno scorso, nelle zone d'alta produzione agricola, e al fallimento delle piogge"corte" Le zone piú a rischio sono nel nord est del paese aridi e semi aridi, e lungo la costa, compresi i distretti di Kilifi, e Malindi, i cosiddetti "paradisi turistici" È stato decisi di importare urgentemente cinque milioni di sacchi di mais. Addendum Qui nessun socialista, il popolo ha bisogno di un santo. (Questo l'articolo di un noto giornalista locale) Derubare i poveri è l'industria piú fiorente del Kenya. Grazie all'inerzia o complicità delle nostre istituzioni anti corruzione, i colpevoli ridacchiano mentre si recano in banca, mentre il popolo soffre la fame aspettando l'arrivo dall'estero del granoturco importato. Adesso qualcuno si è accaparrato 100.000 sacchi di mais destinato al pubblico. Mentre le grida della gente "unga yetu" (la nostra farina) si fanno sempre piú deboli, a causa della fame, l'ente " National Cereals and Produce Board" non ha ancora spiegato perché solo 44.000 sacchi di granoturco sono stati consegnati ai mulini, invece dei 144.000 importati. Fa stupire perché le masse affamante non si siano ancora ribellate e andate alla caccia, con l'intenzione di linciarli, ai perpetratori di questo crimine economico. Finora nessuna autorità ha dato una spiegazione dei fatti. Dom Helder Camara, anche detto il "vescovo rosso" fautore della "teologia della liberazione" una volta disse: "Quando davo il cibo ai poveri mi chiamavano un santo, quando chiamavo perché i poveri soffrono la fame mi chiamavano un comunista"

By Geoferro

mercoledì 7 gennaio 2009

Non solo Malindi (a cura di Geoferro)


ATTUALITÁ MEDIO ORIENTALE (QUANDO È COMINCIATA LA TRAGEDIA PALESTINESE?)


C'é lo racconta la Bibbia nel capitolo della Genesis: Il "signore" per ragioni personali, comandava ad Abramo, il capostipite della tribù ebraica, di andare a fondare una nuova nazione nella terra di Canaan, evidentemente senza ottenere il parere degli indigeni della zona, ossia i Palestinesi odierni.

A quel tempo gli ebrei abitavano in Mesopotania (l'attuale Iraq) nella zona di Ur, dove la terra era fertile e l'acqua abbondante, (ed ora c'é anche il petrolio) che allora non serviva a nessuno. Forse il "signore" nell'onnipotente sua saggezza, presagiva l'arrivo sul luogo del sanguinario dittatore Saddam Ussein, quindi si affrettava a salvare la "nazione prediletta" ordinandole di andarsene altrove. Abramo ubbidiva senza chiamare spiegazioni.

Da allora fino ai giorni nostri, il popolo d'Israele, ha sofferto guerre a non finire, prima con i filistei, poi con i faraoni, gli assiri, in cattività in Egitto e Babilonia, ( la terra nativa) conquistati dai persiani e macedoni, colonizzati dai romani, e gasati dai tedeschi.

Quando il"signore" prometteva ad Abramo la "terra promessa" l'attuale Palestina, lo assicurava che la tribù avrebbe ereditato la terra. Evidentemente non aveva ancora programmato l'arrivo dei romani, né di Maometto, Hitler, Arafat, Saddam, bin Laden, Hamas, e G.W. Bush tra gli altri.

Sono passati circa 3000 anni, mese piú mese meno, da quando il re Davide, dopo anni di guerriglia (intifada) finalmente sconfiggeva i filistei, o i palestinesi odierni. Si pensava che quest'evento avrebbe assicurato le "terra promessa" agli ebrei. Invece altre tragedie si avvicendavano fino all'arrivo dei romani, gli unici che riusivano a “sistemarli “altrove, dopo la rivolta del ’70, radendo al suolo il Tempio di Salomone e disperdendoli su tutta la terra.

Nel 1903, un imbecille nel governo britannico, proponeva di dare agli ebrei una nuova "terra promessa" addirittura sugli altopiani del Kenya (Uasin Ghisu) nei paraggi di Eldoret, offrendo un'area di 15.000 km quadri, per fortuna non accettata. Gli emissari ebrei, in visita nella zona, erano terrorizzati ogni notte dai maasai, organizzati dai coloni britannici, ai quali non andava a genio l’insediamento nelle fertili terre della Rift Valley, dei discendenti di Abramo.

Finalmente si arriva al 1948, quando, tanto per seguire ancora il comando del "signore", lo stato d'Israele veniva di nuovo messo in piedi (con l’aiuto dei britannici e americani) in Canaan ossia in Palestina. Immediatamente si accorgevano che i discendenti dei filistei, ossia i palestinesi, che il re Davide credeva di aver eliminato per sempre, erano tuttora presenti, e continuavano a contendere agli ebrei il medesimo pezzo di terra che 3000 anni orsono difendevano vanamente.

Le tattiche in uso oggi sono ancora come quelle antiche: battaglie indecisive seguite da trattative inutili, quindi altre botte e risposte. Il metodo degli attacchi suicidi non sono un'invenzione dei giapponesi o dei fondamentalisti islamici. Chi non conosce il biblico Sansone forse il primo kamikaze della storia?

Ora che sappiamo quando è cominciata è lecito domandarsi quando si arriverà alla fine. Se 3000 anni e rotti non sono bastati a decidere di chi è la Palestina che cosa possiamo aspettarci in soli 60 anni dal ritorno degli Israeliani? In termini biblici una bazzecola insignificante. La situazione odierna è insolvibile con i presenti conducadores in campo. Forse occorre l'arrivo di un altro re Davide, visto che neanche W.Bush ci e’ riuscito o, Dio non voglia, un altro Hitler.


A cura di "geoferro"

lunedì 5 gennaio 2009

Professor Shikwati: se si vuole aiutare l'Africa la si lasci in pace (in tutti i sensi)


Articolo tratto da ilgiornale.it


Matteo Fraschini Koffi

«Chi vuole aiutare l’Africa non deve darle soldi». James Shikwati ha 36 anni ed è considerato uno dei più brillanti economisti africani. È cresciuto in Kenya e sei anni fa ha creato a Nairobi l’Istituto Inter Region Economic Network. Le sue tesi sono un pugno nello stomaco. Quasi un’eresia. Lui parla di rivoluzione copernicana del problema Africa. Meno carità e più responsabilità. Anzi, più libertà.

Professor Shikwati, il G8 sta per aumentare gli aiuti per lo sviluppo dell'Africa…
«Per l’amor di Dio, per favore fermateli».

È sicuro?
«Certo, io voglio bene alla mia terra. Vengono finanziate le enormi burocrazie (con i soldi degli aiuti), la corruzione e la compiacenza sono promosse, gli africani imparano a essere mendicanti e non a essere indipendenti».

In che modo gli aiuti umanitari stanno rovinando l'Africa?
«Gli aiuti umanitari dei Paesi stranieri tendono a promuovere di più la volontà del Paese donatore, rispetto ai bisogni del beneficiario. Per esempio: invece di cercare mais o grano nelle nazioni africane che possono averne un surplus, i Paesi donatori hanno preferito importare cibo dall'Europa e dagli Stati Uniti, mettendo in pericolo il bilancio della produttività agricola in Africa. Gli aiuti umanitari, specialmente riguardo al cibo, sono inoltre noti per rovinare le diete abituali dei beneficiari, forzandoli a concentrarsi sulla produzione di prodotti esotici, invece di valorizzare i prodotti locali. Gli aiuti umanitari, inoltre, portano alla sindrome della dipendenza che è una tra le cause principali del peggioramento di una qualsiasi crisi. I finanziamenti esteri hanno generato una mentalità pigra che non invoglia i leader africani a pianificare e anticipare i disastri, poiché è ormai naturale pensare che gli aiuti umanitari saranno sempre pronti a risolvere i nostri problemi».

In che cosa consiste la dipendenza dagli aiuti?
«La dipendenza dagli aiuti non riguarda solo ciò che uno si aspetta dall’estero, ma si estende fino alle statistiche che i Paesi donatori usano per determinare chi deve ricevere aiuto e quanto. Come la corrente iniziativa del Millennium Development Goals. Saranno solo i Paesi industrializzati a ricavarne qualcosa. Per i Paesi africani, e altri in giro per il mondo, aspettare che l’Onu ci insegni quali sono le strategie che dobbiamo adottare e poi sentirci dire che solo con i finanziamenti esteri si possono raggiungere gli obiettivi da loro imposti, è un indicatore chiaro che noi non soffriamo solo di dipendenza, ma ci viene anche distrutta la possibilità di prendere iniziative».

La dipendenza è il frutto di quale processo?
«Ci sono due possibilità: i Paesi che ci colonizzarono, trattarono l’Africa come se fosse nata quando iniziò la colonizzazione. I successi storici africani del passato sono mal visti da queste istituzioni occidentali che considerano la loro cultura più antica della nostra. La seconda ragione riguarda appunto gli aiuti umanitari: agli africani è letteralmente insegnato cos’è lo sviluppo, e cosa c’è da aspettarsi da una società avanzata, e gli aiuti non fanno che aggravare tale processo. In questo modo, le popolazioni africane, come il cane di Pavlov, cominciano a sbavare appena la campanella degli aiuti inizia a suonare».

In che modo i governi africani sfruttano gli aiuti umanitari?
«Il governo keniota, e altri governi africani, continuano a sfruttare i soldi dei Paesi donatori, permettendosi di non curarsi della responsabilità che hanno nei confronti dei cittadini, riguardo specialmente alla messa in atto di una seria agenda di sviluppo per il Paese. Come risultato, dobbiamo infatti attuare agende di sviluppo stilate all’estero. In quarantacinque anni di indipendenza, i governi africani non hanno ancora schemi precisi in relazione alle policy economiche che permetterebbero agli uomini d’affari africani di agire e competere a livello mondiale. Il settore privato keniota, attraverso contratti governativi, si è affidato soprattutto alle ondate dei finanziamenti esteri per la propria sopravvivenza, mentre altri Paesi africani come la Nigeria e la Repubblica democratica del Congo, per dirne alcuni, non sono stati capaci di sfruttare le loro vastissime ricchezze, per diminuire il livello di povertà dei propri cittadini; invece hanno fatto pressione per essere considerati tra le più povere nazioni al mondo di modo da meritarsi ulteriori aiuti economici».

Lei crede che il libero mercato sia la soluzione ai problemi africani?
«Gli africani possono sfruttare il loro passato coloniale per ricreare un’Africa come loro la vogliono, invece di come la vogliono i Paesi donatori. Gli Stati africani devono smontare le loro barriere commerciali, e permettere agli uomini d’affari africani di muoversi nel continente liberamente, fare pressione per l’accumulo di capitale, e usare il mercato africano per sfruttare le vaste risorse naturali e creare benessere. Il libero mercato all’interno del nostro continente è la via principale per reinventare un’Africa che per più di sessant’anni si è concentrata troppo sui bisogni degli Stati Uniti e dell'Europa».

domenica 4 gennaio 2009

Anno nuovo, diario nuovo.

Caro Nik,
propongo quanto sopra come un contributo settimanale a "mal di Malindi" se sei d'accordo.
Scherzosamente non accetto "censure" su quel che scrivo nei riguardi dei vostri VIP.
Ciao,
Giorgio.

Caro Giorgio,
volentieri pubblicherò senza censura alcuna i tuoi diari!
NiK


SETTE GIORNI IN KENYA. (1) 29.12.08. Opulenza e miseria. Secondo la stampa locale nell'area di Magarini, (Malindi) circa 60.000 residenti locali soffrono la carestia dovuta principalmente alla siccità e dipendono per sfamarsi dall'assistenza del governo e donazioni di cibo da parte d'altre agenzie di soccorso. L'area è a pochi km da Malindi e Watamu dove si trovano lussuose strutture turistiche, frequentate da migliaia di ricchi turisti con abbondanza di ristoranti d'alta classe, dove si tengono doviziose feste e cenoni, specialmente durante le stagioni festive.

30.12.08. Parentela eroica. Secondo il "The Times" di Londra, il nonno del presidente americano eletto, Hussein Onyango Obama, mentre lavorava come cuoco per un ufficiale inglese, nel 1949 era arrestato e chiuso in prigione per due anni, e soggetto a "torture" come una spia dei ribelli Mau Mau. Secondo la nonna Mama Sara, di 87 anni,che era la terza moglie di Onyango, i guardiani avevano l'ordine di frustarlo due volte al giorno per estrarre informazioni. Onyango aveva servito nell'esercito britannico in Burma.

31.12.08. Mutilazione femminile (illegale) Oltre 300 ragazze di Kisii, si sono rifiutate di lasciare la scuola convitto e tornare a casa per le vacanze, per paura di essere forzatamente circoncise con la connivenza dei genitori e delle infermiere che percepiscono circa 600 scellini per l'operazione singola (euro 6.00) Le ragazze sono finora alimentate dall'organizzazione Maendeleo ya Wanawake, ma il cibo sta per finire. Gennaio è il mese tradizionale per "l'operazione"

01.01.09. Mai piú? Nel villaggio di Kianbaa, vicino ad Eldoret, si commemora l'eccidio del 1 gennaio 08, quando una trentina di rifugiati della tribú Kikuyu, donne e bambini, erano bruciati vivi nella chiesetta del villaggio da parte dei "guerrieri" Kalenjin che "contestavano", non senza ragione, la vittoria di Kibaki nelle elezioni generali. Solo i dementi della politica locale, che avevano incitato e finanziato la violenza, fallivano di anticipare la vendetta dei Kikuyu che risultava nel massacro di Naivasha.

02.01.09. Bontá sua. Il presidente Kibaki ha rinunciato al grande ricevimento danzante di fine d'anno al palazzo presidenziale,citando la crisi economica mondiale. Queste baldorie notturne, a beneficio delle parentele e sostenitori politici, erano una caratteristica dell'ex presidente Moi, che generalmente si tenevano nel palazzo di Nakuru, a due passi dal distretto di Baringo sua terra natale. Gli inviti erano un segno del grado della protezione politica accordata ai "fedeli" del regime del vecchio dittatore.

03.01.09. Meglio pochi ma buoni. "Solo" 38 partiti politici c'é l'anno fatta a registrarsi in tempo, prima della fine dell'anno, a differenza dei 168 dell'anno scorso. Gli organizzatori citano le difficoltà nello stabilire gli uffici, a reclutare 200 membri in ogni provincia e pagare il deposito di Sh. 600mila (euro 6.000)

04.01.09."Sballo" accademico. Come di consuetudine annuale, un numero di prestigiose scuole primarie sono implicate nello scandalo dei risultati degli esami annuali del KCPE (Certificato Nazionale di Educazione Primaria) appena pubblicati. Tra le 11 scuole coinvolte nove appartengono alla provincia del Nyanza, base politica del primo ministro Raila Odinga e terra natale del padre del neo eletto presidente americano Obama.
Briatore e le capre. Anche la stampa locale pubblica la generosità italiana, nella persona di Flavio Briatore,verso i poveri di Malindi, durante le feste di fine d'anno. Tra le varie donazioni di derrate alimentari, reti da pesca e articoli sportivi, primeggiava la distribuzione a 30 famiglie di una copia di capre, non ad esser mangiate, ma destinate alla procreazione. Peccato che Flavio non sia arrivato in tempo per partecipare alla corsa annuale delle capre di Malindi, organizzata dalla communitá britannica del luogo (Malindi Chiarity Goat Races) dove avrebbe potuto scegliere i capi piú adatti alla procreazione, o magari, come esperto di corse a livello internazionale (Grand Prix) avrebbe potuto fornire qualche ragguaglio tecnico per la conduzione della gara.
A cura di geoferro

Altri due villaggi turistici andati in cenere a causa dei tetti in Makuti


Oggi verso le 13 altri 2 villaggi turistici sono andati in fumo a Mayungu, il villaggio di pescatori a pochi kilometri a sud di Malindi.

La causa è sempre la stessa: i tetti in Makuti.

E' inutile farsi illusioni, ogni anno se ne brucerà qualcuno, è un semplice ragionamento matematico: un tetto in makuti ha un'altissima probabilità di bruciare per un qualsiasi motivo che causi una scintilla che si poggi su di esso.

E la scintilla può essere provocata dal mozzicone di sigaretta volato via, o dal lapillo del forno a legna della pizzeria a pochi metri, o semplicemente dalla distrazione della moglie del vicino di casa che ha inavvertitamente lasciato accesso il forno di casa, provocando un piccolo incendio che poi si estende a tutte le case vicine (complice il vento) dotate dello stesso tetto.

Se poi si mettono vicine più costruzioni con tetti in makuti allo scopo di formare un villaggio turistico, e non contenti si mettono vicini 2 villaggi turistici di costruzioni fatte in makuti, la probabilità che entrambi i villaggi turistici si brucino in breve tempo è del 100%.

La causa ufficiale dell'incendio naturalmente sarà sempre la stessa:un corto circuito.

E' la scusa più comoda e la più "asettica"... è capitato.. che ci volete fare.. non ne ha colpa nessuno

Così è stato per l'incendio dello Scorpio Villas lo scorso anno (che ha bruciato 2 ville adiacenti con tetto in makuti), o per le decine di ville dell'Angel Bay a Mambrui, qualche anno fa, o per il Bush baby tre anni fa o per l'incendio a Watamu che coinvolse anche la villa del cantautore Roberto Vecchioni o per l'incendio di oggi, propagatosi da un villaggio turistico a quello accanto o... l'elenco è lungo!

E' inutile farsi illusioni: quando parte un incendio di makuti non ci sono pompieri che lo possano spegnere (chiedete a qualche tecnico che si intenda di carico di incendio per credere), figuriamoci se poi i pompieri di Malindi possono fare qualcosa.

E allora perchè si costruiscono i tetti in makuti? Nel caso dei villaggi turistici la risposta è semplice: sono belli, sono freschi e costano poco. Se domandate ad un imprenditore perchè costruisce i villaggi turistici con i tetti in Makuti probabilmente vi risponderà: "Fa molto 'Africa' e poi è così economico che se anche dovesse bruciare mi costa meno rifarlo in Makuti che farlo con un'altra tecnica".

Bisogna vedere però cosa pensano di questa filosofia i 90 turisti che oggi sono scampati all'incendio!

E' chiaro che sarebbe opportuno che il comune di Malindi si dotasse di normative di sicurezza per la costruzione di questo genere di tetti... e che le faccia magari rispettare.