giovedì 6 novembre 2008

E' morto il Re! W il Re!

Considerazioni di un pensionato in Kenya

Di
ing. Luigi Biscardi

Sono in Kenya. Qui oggi è stata festa nazionale indetta solo ieri dal presidente del Kenya per solennizzare la elezione di Obama a Presidente degli Stati Uniti D'America.

Barak Obama è un americano nato in America ed allevato da una mamma bianca che forse il Kenya non l'ha mai conosciuto.

Il papà di Obama era un Keniota, emigrato negli Stati Uniti e sposato ad una donna bianca che in seguito alle più classiche tradizioni keniote, ha presto abbandonato la moglie lasciando a lei la cura dell'educazione del figlio nato dalla loro unione.

Obama sembra orgoglioso delle sue origini keniote. Nero, ma solo quanto basta, è riuscito a sfruttare brillantemente ogni opportunità che la vita gli ha offerto per arrivare ad essere, ancora in giovane età, l'uomo indiscutibilmente più potente del mondo.

Ieri notte anche io, insieme forse a qualche altro miliardo di individui, ho passato parte della notte attaccato alla televisione per seguire sulla CNN le notizie sull'evolversi dei risultati elettorali che, lentamente ma inesorabilmente, hanno sancito la vittoria di Barak Obama sul coriaceo e correttissimo avversario Mc Cain.

La visione delle esplosioni di gioia e di speranza che si susseguivano sul video provenienti prima dalle piazze di ogni angolo degli Stati Uniti e poi da ogni parte del mondo, mi ha coinvolto e vi confesso che ho pianto anche io, nonostante fino ad ieri ero stato assolutamente neutrale.

In effetti sino ad ora non riuscivo a decidere chi dei due candidati nella kermesse americana potesse essere meglio per l'America e per il mondo intero.

Superato il momento emozionale di maggiore coinvolgimento, ho cercato di darmi e dare una ragione a quello che stava avvenendo intorno a me e nel mondo.

Premetto che il mio pensiero è subito andato a momenti analoghi vissuti poco meno di cinquant'anni fa per la elezione di un altro presidente democratico americano, ancora più giovane di Barak Obama, che allora fece sognare il mondo intero, ed in particolare la gioventù di allora, di cui facevo parte anch'io.

Anche allora, come ora, il mondo sentiva la necessità di modificare meccanismi culturali, politici ed economici che apparivano non più adeguati ad un mondo che si evolveva più rapidamente delle strutture e degli apparati che lo governavano.

La storia la conosciamo. Il povero John Kennedy fu ucciso solo tre anni dopo e la gioventù di allora, dopo anni di incertezze e sbandamenti, confluì nella rivoluzione culturale del '68, che affascinò il mondo intero influenzando in modo profondo la vita nei decenni successivi, con risultati aimè non sempre all'altezza delle aspettative.

Questa volta le condizioni generali sono profondamente diverse e istintivamente mi viene da pensare che i cambiamenti di cui il mondo ha necessità di effettuare presto e bene, possono essere meglio gestiti da questo giovane e bel presidente americano, che a dispetto di quello che continuamente professa è più cittadino del mondo che cittadino americano.

Nell'ultimo mezzo secolo del millennio appena trascorso, abbiamo conosciuto un mondo diviso in tre parti.

Al primo mondo appartenevano tutti gli stati evoluti e ricchi che con la leadership degli Stati Uniti ritenevano di poter gestire la cultura e la ricchezza del pianeta con i meccanismi del libero mercato.

Al secondo mondo appartenevano tutti gli stati, evoluti ma non ricchi, che cercavano sostanzialmente di contendere al primo mondo la gestione delle ricchezze del pianeta, con meccanismi di economia di Stato che sulla carta apparivano perfetti, ma che nella realtà non hanno funzionato.

Vi era poi il terzo mondo, che nella realtà rappresentava la maggioranza degli uomini sulla Terra, che non avevano possibilità di accedere alla gestione della ricchezza ed erano destinati ad una sopravvivenza grama e senza alcuna possibilità di riscatto.

All'interno del terzo mondo erano di fatto confinati stati popolosissimi come l'India e la Cina, eredi di culture millenarie e gestori, qualche secolo fa, della maggior parte delle ricchezze del mondo.

Il risultato di questa organizzazione mondiale era racchiuso in un semplice, elementare e terrificante dato: il 20% dei cittadini della Terra detenevano l'80% delle ricchezze mondiali.

Il secondo mondo è imploso ed è scomparso, per fortuna senza scatenare quella spaventosa terza guerra mondiale, che qualche decennio fa veniva considerata ineluttabile.

Una parte del secondo mondo è rapidamente riuscita ad agganciarsi al primo mondo acquisendo rapidamente le regole del più sfrenato libero mercato e producendo una classe di nuovi smisurati ricchi.

I più del secondo mondo, sono scivolati inesorabilmente nella massa variopinta e smisurata dei poveri del terzo mondo.

Forse la chiave di lettura di tanto entusiasmo e di così profonde emozioni è proprio qui.

Non ci resta che augurarci che con un giovane leader africano al vertice del più ricco e potente stato del mondo, sia più facile ricercare e trovare nuovi meccanismi per la gestione dei beni del mondo che abbandonino la vecchia e superata logica delle economie di Stato e consentano ai cittadini di poter accedere ai beni culturali e materiali del mondo solo per le proprie capacità, o anche per fortuna, e non perché cittadini di questo o quell'altro stato.

Forse è un'utopia.

Speriamo di no.

3 commenti:

  1. Il ministro Tremonti, in un articolo di un mese fa, faceva presente che quel 20% del mondo non detiene più l'80% delle ricchezze come era solo 10 anni fa, ma il 50%.
    Il mondo sta cambiando.
    Per il resto, lasciatemi esprimere l'orgoglio di avere un padre dal pensiero sempre tanto lucido.
    Alessandro

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  2. Ingegnere, che sia pensionato ci crede solo Lei!!!
    Per il resto, lasciatemi esprimere l'orgoglio di avere uno zio dal pensiero sempre tanto lucido.

    Compliments.
    Maurizio

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  3. Ingegnere complimenti per l'articolo , speriamo davvero che questo nuovo presidente nero americano mantenga le promesse fatte.
    CIao ZIO DA un ingegnere più piccolo MARCO

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