mercoledì 11 marzo 2009

Il gigante e la bambina

L'incubo del sig. Caretta e' finito, della sua vicenda, oltre a questo stesso blog, se ne e' occupato con un ampio reportage nell'ultimo numero uscito il giornale bimestrale per le comunità italiane dell'east Africa "Out of Italy", dove in un altro articolo si parla di un Orco, vero, che continua a fare le sue porcate a Watamu, senza che venga mai accusato di niente, grazie a mance e mancette che sganciate alle famiglie consenzienti delle vittime o ai rapaci poliziotti del posto riescono sempre a fargliela passare liscia. Famiglie consenzienti perché povere... povere famiglie dalle quali vengono fuori molte delle ragazze che si ritrovano fuori dai locali notturni a Malindi (ma che non e' certo un fenomeno che esiste solo a Malindi chiaramente), le quali scelgono la strada di approcciare il mzungu nella speranza o illusione di migliorare la loro condizione di vita, e che spesso arrivano da Nairobi o posti altrettanto lontani, e che quindi sono costrette a lavorare anche già per doversi pagare l'affitto della stanza dove vivono.
Queste ragazzette di massimo 20 anni, la maggior parte delle volte sono madri di bambini di più di tre anni, avuti con padri kenioti che, come consuetudine da queste parti, non si assumono nessuna responsabilità nei confronti del futuro nascituro, lasciando alla poveretta e alla madre di questa (anch'essa senza marito) il compito di crescere da sola il bambino, ed ecco il perché della decisione di venire a Malindi, lasciando il bambino con la nonna a Nairobi.
I giornali Italiani, spesso e volentieri, si buttano sullo scoop (un esempio ormai tristemente noto e' quello di Senio Bonini), e sulla notizia facile in questi casi, parlando di Malindi come meta del turismo sessuale, e indicando le ragazze come vittime del mercato creato da quest'ultimo, mentre sono in realtà vittime in primo luogo della loro società, al limite.
Turismo sessuale che viene spesso associato alla pedofilia, nonostante siano due cose ben diverse e distinte, essendo quest'ultimo un reato gravissimo e orripilante. E pero' anche in questo caso si e' sempre alla ricerca della notizia facile, visto che a Malindi ci sono i pedofili (perché ci sono come in tutte le parti del mondo sia ben chiaro) allora quando se ne ha sentore di qualcuno, lo si sbatte subito in prima pagina, lo si mette subito alla berlina, nella inconscia speranza, cosi' facendo, di distinguersi da questo, di trovare il capro espiatorio e di poter finalmente dire: eccolo e' lui il pedofilo, l'abbiamo trovato, non siamo noi i pedofili, era lui e solo lui e adesso pagherà per tutti i pedofili.

Ma anche in questo caso le cose andrebbero ben ponderate: si può sempre parlare di pedofilo in un paese dove possono accadere cose come quelle accadute al sig. Caretta? E se qualcuno, cedendo alla spinta dei propri ormoni passa la notte con una di queste ragazzette di cui prima, e' pedofilo? Il problema si pone perché alcune di queste magari 18 anni non li hanno ancora compiuti, ma il loro corpo, il loro atteggiamento ed il loro modo di vestire le fanno sembrare ben più grandi... se un adulto va con una ragazza del genere può essere etichettato come pedofilo? Io al limite lo definirei incauto, perché bisogna sempre tener presente qual'è il fine ultimo di queste ragazze, cosa le spinge a venire a letto con te (non di certo sono innamorate), e come esse stesse, in combutta con la loro famiglia, con i poliziotti e con una società che tende nelle leggi, o tramite la spinta irresponsabile spesso dei mass media, a confondere pericolosamente i bambini e i minori.


Ecco tutte queste considerazioni mi giravano vorticosamente nella mente dopo che ieri mi sono imbattuto in un articolo di Aldo Busi, pubblicato sul sito altri abusi, articolo che mi sembra spazzi via un po' di quella ipocrisia tipicamente italica sul delicatissimo argomento della pedofilia, come fa un'onda dell'oceano indiano con una di quelle stupide frasi d'amore scritte sulla sabbia dall'ultimo turista appena ripartito per l'Italia e rivolta alla sua compagna keniota, che sta già approcciando un nuovo turista mentre lui sta facendo il check in in aeroporto.

Articolo che ripropongo integralmente qui sotto:

l'infanzia rubata (e la censura)



23.12.2005 Montichiari


Aldo Busi per l’Unità, s.v.p.: articolo a titolo gratuito; si può pubblicare solo se integralmente e solo se oggi su domani e, ovviamente, senza proditorie prese di distanza a cappello dell’articolo medesimo; se sì, un grazie preventivo per ogni refuso risparmiatomi – ore 17: telefonata con il direttore Padellaro, dal linguaggio curial-bizantino, però, ma, se, mi dispiace, e io “Ma è il racconto di Natale per eccellenza!”: articolo respinto.


Cito da un articolo apparso ieri su un quotidiano nazionale il titolo, “Bimbo di cinque anni violentato – arrestato un giovane a Messina”, e la conclusione, “Si tratta del secondo caso di violenza contro un minore nella stessa zona. Meno di un mese fa una sedicenne di Rometta aveva denunciato di essere stata vittima…” eccetera: come è ancora possibile definire un mero minore una persona di cinque anni e assimilarla, umanamente, sessualmente e giuridicamente, a una di sedici?
Se è vero che tutti i bambini sono minori, non è per niente vero che tutti i minori sono bambini. Una persona di cinque anni è un bambino a tutti gli effetti, in questo caso una vittima totale, non è solo un minore, che, se pure è vittima, non può esserlo che parzialmente, fermo restando che la violenza, sessuale e no, resta tale sia nei confronti di un neonato sia di un ottantenne; l’efferatezza di un crimine sessuale nei confronti di un bambino di cinque anni è irreversibile, incalcolabile, grida vendetta alle viscere della stessa Terra che ci ha fatto scaturire, è violenza sempre e comunque, anche di più se è melliflua e in apparenza non tale, e la pena cui va condannato chi si macchia di un simile delitto deve essere irreversibile, incalcolabile come il danno che ha causato, deve essere una morte da vivo incarcerato fino alla fine dei suoi giorni; certo, si dovrà stabilire di caso in caso chi è bambino e chi bambino non lo è più malgrado la giovanissima età (io stesso sono di frequente testimone, piuttosto impressionato, di racconti in prima persona di fidanzamenti addirittura in casa, specie al Sud, tra ragazze tredicenni e ultraventenni, ragazze semi analafabeta ovviamente del popolino la cui unica prospettiva di sopravvivenza sta nel matrimonio come unico mestiere e specialità cui rassegnarsi il più alla svelta che si può), ma mi sembra che almeno fino ai tredici anni si possa in tutta tranquillità parlare di bambini, il che da un punto di vista di prassi legislativa circa l’approccio sessuale dell’adulto dovrebbe essere un’aggravante del concetto di minore, anche perché il bambino non è in grado di difendersi o di denunciare o di raccogliere credibilità in famiglia e in società e nei tribunali (per questo i pedofili, alla prova dei fatti, la fanno franca purtroppo spesso, specie se ricchi e borghesi, e tali sono riconosciuti solo allorché sono anche assassini conclamati delle vittime delle loro attenzioni).
Ribadisco: assimilare la molestia sessuale verso una persona di cinque anni a quella verso una persona di quindici anni è un obbrobrio sociale e culturale e giuridico, è davvero fare di tutte le erbe un fascio ai danni di quanti bambini, e vittime totali da tutelare totalmente possibilmente prima che lo siano diventate, lo sono davvero (e secondo me “bambino” lo può essere anche una persona diciottenne o trentenne con particolari problemi di regressione all’infanzia, sicché è un pedofilo anche chi approfittasse di costoro, come si legge spesso capiti in cliniche psichiatriche o comunità o sette religiose ecc.). Sono del parere che si dovrebbe equiparare la molestia sessuale verso il bambino all’abuso verso il minore non consenziente (ma la mancanza di consenso sessuale è, ripeto, violenza sempre e comunque e penalmente perseguibile indipendentemente dall’età anagrafica della persona abusata), senza però arrivare alla cattiva fede dei sessuofobi maniacali, cioè sessisti tout court, di considerare molestia sessuale anche la carezza sul capo o il solletico sotto un piedino (che piaccia o no, chi ha scambio sessuale con una persona dai quattordici anni in su consenziente non è pedofilo, non è niente, a parte qualcuno privo di buon gusto, visto che le possibilità che ha di plagiare non sono meno di quelle che ha, specialmente al giorno d’oggi, di essere plagiato). Credo che i minori vadano protetti non dal sesso ma dalla droga e dall’alcol e dal fanatismo satanico/religioso e dal blog imperversante e dai luoghi comuni del linguaggio giornalistico e televisivo in generale, sono felice per loro se fanno sesso tra di loro e con chi gli pare, fosse pure una o un centenario, basta che gli si dia tutte le informazione sulla profilassi dermatologica (fate all’amore come ricci, era già la mia lezione quando facevo il supplente alle superiori trent’anni fa, ma non portate a casa malattie veneree o poco interessanti stati interessanti). Purtroppo, dato un residuo di malafede preventiva nei miei confronti di acerrimo nemico della morale sessuale cattolica (un’ipocrita e scervellata immoralità bella e buona al fine di moltiplicare i peccati – tanto fittizi quanto interessati - e quindi le mediazioni dei preti per esserne mondati), mi sento costretto a mettere le mani in avanti e a sottolineare che la mia indignazione per questo mischiare capre e cavoli non ha lo scopo di portare alcuna acqua ad alcun mio segreto mulino (aprirmi un varco sessuale verso i minori): è risaputa la mia indifferenza sessuale verso persone non coetanee o addirittura se non più anziane di me, sicché, come butta lì sant’Agostino, non c’è neppure alcun merito nel resistere a una tentazione che non si prova (quelle pur rarissime volte che ho scopato dopo i vent’anni con un ventenne e, una sola volta, con un diciassettenne, oh, secoli e secoli fa, si è trattato di fare un fioretto mimando un minuetto del cazzo con una sola preoccupazione in testa: che il supplizio montessoriano finisse al più presto).
È ovvio e scontato e positivo segnale di vitalità che un bambino sia una creatura sessuale e che faccia le sue esperienze per così dire sessuali con i suoi coetanei e che rivolga la sua sensualità all’avanscoperta verso il mondo tutto, adulti compresi, non c’è niente di scandaloso in questo: scandaloso e illegittimo e criminale (cannibalico è la parola giusta) è l’adulto che risponda sessualmente alle legittime richieste-inchieste sessuali del bambino. Il bambino può avere tutte le richieste sessuali che vuole nei confronti di chiunque, l’adulto può dargli solo risposte affettive, meglio se spiritose e che innanzitutto non lo terrorizzino e allo stesso tempo lo facciano sentire compreso e protetto e ben accolto e strenuamente difeso – anche da se stesso, ma questo non ci sarebbe bisogno di dirlo se dietro la facciata di perbenismo di tanti pii e sclerotici ometti tutti d’un pezzo pronti a puntare l’indice per distogliere l’attenzione dalle loro magagne innominabili non si celasse il vampiro pronto ad azzannare e a dissanguare il mondo di ogni fanciullesca, laica, vera speranza.

2 commenti:

  1. Caro Nik è con vero piacere che leggo questo articolo di Busi che, anche se non è certo il mio autore preferito, dimostra sempre una grande lucidità intellettuale e un sano non conformismo ai precetti della corrente morale cattolica e “benpensante”. E apprezzo il tuo blog che sta dando spazio a coraggiose analisi della realtà locale mostrandone i lati più oscuri e colpevolmente dimenticati e nascosti da una classe politica inetta, corrotta e ignorante.
    Per quanto riguarda il tema di questo articolo direi che forse è arrivato il momento di fare un salto di qualità e spostare il tiro dalla denuncia della pedofilia, che peraltro non deve essere tralasciata, a una presa di posizione più attiva e coinvolgente che veda la comunità impegnata a denunciare non già la pedofilia in forma astratta ma i pedofili veri e propri. Individuate le persone in odore di orco occorre controllarne gli spostamenti e monitorarne i comportamenti raccogliendo più prove possibili della loro infamia e non certo per il gusto di dare la caccia all’untore ma per il dovere civico di tutelare i bambini e di contribuire a far finire in galera questi rifiuti della società.
    Occorre fare tutto il possibile affinché non sia loro lasciata la possibilità di corrompere la polizia o di liquidare con un po’ di soldi la famiglia del bambino\a violato e mobilitarsi come singoli, o meglio ancora attraverso le associazioni che ci possono rappresentare, utilizzando tutto ciò che la legge ci consente e fare della nostra coscienza scudo impenetrabile alle pulsioni ignobili di questa feccia della società civile.
    Bruno Apollonio

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  2. dire che l'uomo è un animale, a volte è offendere gli animali che, non dotati come l'uomo della ragione, vivono nella culla della natura; già la natura, quella che solo l'uomo sa e volendo può distruggere.
    Dino da Messina.

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