giovedì 30 aprile 2009

Insciallah


La fotografia a lato e' tratta da malindikenya.net e riguarda i danni fatti dall'incendio all'hotel La Papaya di Mayungu.

L'articolo di Eddie si conclude cosi': "Ancora una volta infatti è stato il makuti a propagare l'incendio, ancora una volta è successo a Mayungu, come qualche mese fa al Kivulini e in parte al Flamingo Villas, a "La Papaya", chiusa per ferie e quindi praticamente vuota e incustodita. Il vento, l'assenza di pioggia e la distrazione del contadino hanno fatto il resto. Erano le tre del pomeriggio di sabato e le fiamme si sono velocemente estese a tutta la struttura, che per molte ore è bruciata nonostante i primi soccorsi, Ora dell'albergo rimangono solo i muri, purtroppo. In vista della prossima stagione sarà importante verificare le misure di sicurezza in alcuni alberghi, ove manchino e specialmente in quelli lontani da Malindi."

Non mi trovo d'accordo con queste conclusioni, in quanto ormai lo si dovrebbe aver capito: l'unica soluzione a questi incendi e' la prevenzione.

E' impossibile fermare un incendio di un makuti, forse si potrebbe avere qualche chance di salvare qualcosa (non tutto eh!) se a Malindi ci fosse un Canadair come quelli che usa la protezione civile italiana sempre pronto all'emergenza. Ma naturalmente questa e' fantascienza.

E allora qual'è la prevenzione di cui parlavo prima? Semplice: il mio consiglio ai proprietari della Papaya e' di evitare di rifare i tetti in Makuti.

E' inutile dire "e' colpa del contadino". Forse oggi e' stato il contadino, ieri era stato il dipendente licenziato in cerca di vendetta, oppure come scrissi qualche tempo fa "il mozzicone di sigaretta volato via, o dal lapillo del forno a legna della pizzeria a pochi metri, o semplicemente dalla distrazione della moglie del vicino di casa che ha inavvertitamente lasciato accesso il forno di casa, provocando un piccolo incendio che poi si estende a tutte le case vicine (complice il vento) dotate dello stesso tetto."

Costruire villaggi con tetti in makuti, magari vicino ad un altro villaggio con i tetti in makuti, significa avere la certezza matematica che andra' a fuoco: e' solo questione di tempo.

La prevenzione nelle zone ad alto rischio sismico, lo abbiamo imparato tutti in questi giorni, consiste nel cistruire case con criteri antisismici, non nello sperare che il fato ci assista e non faccia accadere il terremoto.

Illudersi di spegnere l'incendio di un tetto in makuti e' appunto una mera illusione, non vi riuscirebbero i pompieri di Milano con le ultime attrezzature e comunque ben addestrati (e operativi tutti i giorni e le notti), figuriamoci gli sgangherati pompieri di Malindi, che hanno poche attrezzature, mal messe e di cui non ne comprendono appieno le manovre per un utilizzo efficiente.


2 commenti:

  1. Le tue considerazioni sui pericolosi tetti in makuti hanno che di verità, ma il pensare i villaggi di Malindi senza il makuti è un togliere la caratteristica principale di dette costruzioni.
    Fio

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  2. E però non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca.
    A qualcosa bisogna pur rinunciare.
    Purtroppo il makuti è altamente infiammabile, con una forma a cono che quando comincia a bruciare fa un effetto camino che risucchia aria e ossigeno da sotto alimentando il fuoco così repentinamente che non sarebbe tanto sbagliato paragonarlo a quello che succede all'interno di un reattore di un aeromobile...
    Bisogna solo augurarsi che non succeda mai niente di più di semplici danni materiali, onde evitare di attrarre ulteriori articoli negativi su Malindi ed appiccicarci addosso anche la nomea di avere alberghi pericolosi perché facilmente infiammabili, benché con tetti affascinanti.

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NiK