domenica 12 luglio 2009

Ultima spiaggia


Ricevo e volentieri pubblico.

Caro nicola

Approfitto di una pausa tra i miei mille impegni, e del tuo blog, per esprimere la mia amarezza per una notizia che una amica comune mi ha confermato.

Mi riferisco alla recintazione dell’ultimo plot rimasto libero e fruibile sul lungomare della spiaggia Silversand, quello posizionato tra il Mariposa e il Silversand Residence.

Per chi non è mai vissuto a Malindi, e magari legge il tuo blog per farsene una idea, è da spiegare che Silversand è una formazione sabbiosa lunga circa 2 km che si estende tra la residenza del Prefetto della città, dal lato del porto e del Vasco da Gama Pillar, e un’altra formazione rocciosa, quella dove troneggia la villa di Briatore e alle cui spalle inizia il National Marine Park.

Questa spiaggia è a tutti gli effetti la spiaggia di Malindi, o meglio ancora dei malindini, che sono le persone che qui ci son sempre nate e vissute, i kenyani.

Sono quegli stessi kenyani che nelle tue foto si vedono passeggiare sul bagnasciuga la domenica col vestito della festa, o organizzare improvvisate partite di calcio sulla spiaggia, o correre la mattina, o pescare con le loro reti, pinne fucile ed occhiali; è l’immagine più bella dei Malindini, quella che secondo me è ben rappresentata dal volto, la gioventù e la bellezza di quella bimba che dalla battigia sbircia all’interno di una recinzione (di una casa di italiani!), immortalata in una delle tue foto più riuscite.

Da quando io vengo a Malindi ho sempre visto utilizzare il plot in questione come il punto di accesso privilegiato alla spiaggia, l’unico che permette di arrivare in auto o in tuk tuk (sempre per gli ignari lettori spiego che il tuk tuk è l’Ape Piaggio munito di una panchetta coperta e usata come economico taxi) e poi fare manovra per uscire; probabilmente prima non era così e di approdi simili la Silversand ne offriva molti, ma io sono arrivato qui solo pochi anni fa.

Chiuso questo plot in pratica tutta la strada costiera, la Silversand Road, non è altro che una strada senza uscita, una strada di servizio alle ville a ai complessi che a destra e sinistra sono lì ubicati.

Qualche avvocato del diavolo per dovere mi smentirà indignato, ricordando che non è vero che si tratta di una strada senza uscita, ma che ogni duecento e trecento metri ci sono dei passaggi pedonali che portano al mare.

Il che è vero, però questi “ passaggi”, pedonali appunto, hanno la larghezza di un paio di metri, ovvero come il corridoio di casa mia, e sono stretti tra alti muraglioni di cinta.

Un paio di volte li ho utilizzati anche io per scendere a mare, mischiandomi alla calca degli altri malindini, e ti assicuro che in tutto il periodo passato a Malindi quelli sono stati i momenti in cui mi sono sentito più “angustiato” e insicuro.

Insomma sono degli ingressi brutti e inadeguati.

Personalmente credo che presto anche i kenyani si renderanno conto di quanto è accaduto, ovvero che noi italiani (oltre la strada costiera, dal lato del mare, non ci sono altre proprietà se non quelle di italiani) non è tanto che abbiamo comprato dei semplici plot di terreno, ma abbiamo di fatto espropriato loro del diritto di fruire del mare e della spiaggia.

Quando è iniziata questa bella pratica di affettare la spiaggia tra i vari compratori italiani, i kenyani di Malindi, con la loro filosofia del “pole pole”, traducibile nel semplice fatalismo miscelato a un po di lassismo, scendevano in spiaggia in un po’ più in la.

Ma adesso? Adesso non c’è più spazio per portarsi “un po’ più in la” per scendere in spiaggia.

Non vorrei che inizino a girargli un po’ i maroni, tanto per parlare chiaro, e che quella certa tensione esistente noi e loro già da tempo superi il livello di guardia, con le imprevedibili conseguenze, di certo non piacevoli.

Ma oltre a questo io ritengo che sia stato messo bene a repentaglio il futuro turistico di Malindi. Vedi, ora che la spiaggia è stata completamente occupata, anche tra gli italiani si aprirà una frattura tra coloro che hanno facile accesso al mare, chi è arrivato prima, e chi invece questo accesso non ce lo ha, ovvero chi è arrivato dopo o chi ha comprato la casa al di qua della strada costiera, fidando magari nelle leggi del Kenya che vietano di costruire a meno di 50m dal mare.

Per cui sta per accadere che solo quegli italiani con accesso privato al mare hanno realmente un “valore” in kenya ed un motivo per venirci, mentre tutti gli altri si vedranno il valore della propria casa drasticamente ridimensionato e probabilmente decideranno di venderla a un prezzo molto inferiore del loro reale valore, facilmente agli stessi che hanno occupato la spiaggia.

Malindi pertanto non avrà un futuro turistico, ha saturato la propria attrattività limitandola a quei pochi furbi e squali che si sono accaparrati la spiaggia, quando un minimo di lungimiranza avrebbe permesso che a tale attrattiva potesse accedere un bacino d’utenza 50 volte superiore.

E questo è proprio colpa di quegli italiani che si autoproclamano imprenditori e che a parole hanno a cuore il futuro turistico di Malindi.

Onestamente io credevo che essere imprenditori volesse dire portare idee lungimiranti capaci di attirare anche nuovi capitali, producendo così un circolo virtuoso a cui anche altri, se muniti di un minimo di spirito di iniziativa, possono godere, e non di certo appropriarsi di quello che appartiene a tutti, impoverendo tutti gli altri; ma forse io sono solo un’anima bella.

Probabilmente chi avrà intenzione di costruire una propria casa in kenya si sposterà da altre parti, Watamu o Mambrui che sia, fino a che questo sarà lì possibile e finchè la stessa “imprenditoria” di cui sopra non avrà completato anche l’occupazione di quelle spiaggie.

Per motivi di spazio e di noia, caro Nicola, non affronto altri aspetti di questa situazione che mi sono comunque a cuore, come l’imbruttimento complessivo che tutta Malindi ha subito per questa situazione (anche qui noi tutti italiani dovremmo farci un serio esame di coscienza), o della imperante corruzione locale, di cui tanto strepitiamo ma che poi siamo i primi ad alimentare proprio con queste “iniziative imprenditoriali”, che oltretutto mettono le nostre colpe e le nostre miopie sotto gli occhi di tutti.

Alessandro

2 commenti:

  1. Caro Alessandro,
    che dispiacere leggere questo tuo intervento......il plot di cui tu parli era anche a me molto caro. Già, la domenica era meraviglioso vedere il carretto dei gelati circondato da bimbi che con le famiglie vestite a festa si godevano la loro domenica. Io spesso mi son trovata su quel muricciolo ad ammirare i ragazzi giocare a calcio o a far acrobazie sulla spiaggia e quelle donne sinuose coperte dai loro bui bui ancora troppo lunghi, mi piace osservare la famiglia africana......e il sole nascondersi dietro quello splendido oceano.
    Manu

    PS ciao Nik a rivederci presto a Malindi

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  2. Jesi-An-29-09-2010
    Buonasera,a tutti i kenyioti Malindini.
    NAKU FIKIRIA SANA MALINDI.
    dopo la nostra partenza del nostro secondo viaggio di questanno 2010.
    Traduco.
    TI PENSO TANTO MALINDI
    FRANCO LILIANA LORENZO
    Jambo

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